Non è certo facile condensare in poche righe, trent’anni di esperienza motociclistica biker. Emozioni, turbamenti, trepidazioni, sogni, speranze, delusioni, tutto un insieme di sentimenti che sono stati il collante perfetto per crescere nel tempo, rafforzare le proprie convinzioni, credere in ideali e valori assoluti come l'amicizia, la fedeltà, la dignità, l'onore di essere degli outsider, diversi dalla massa e lontani dall’ostentazione che vergognosamente avvolge il modo di vivere della massa, anche motociclistica monomarca e Biker attuale. Sembra molto lontano il 1983, eppure già molti Biker italiani all’epoca (si chiamavano per lo più “motociclisti all’americana” e la parola Biker si usava già solo nei Paesi del Nord e oltreoceano) avevano già oltre un decennio di storia pur contandosi in solo poche centinaia su tutto lo Stivale e la difficoltà a mettersi in contatto era inimmaginabile (oggi!), il Fax era appannaggio delle sole Aziende e scrivere e reperire gli indirizzi completi era una vera impresa, i contatti li raccoglievi solo viaggiando e frequentando i posti giusti che solo i veri outsider conoscevano. Tempi in cui dovevi fare anni di gavetta per essere considerato parte del gruppo. Gli amici più prossimi erano zingari e hippye. Ricordo come fosse ieri che nei primi anni Ottanta i gruppi che si riconoscevano in una formazione tutta italiana individuati col nome di Giacche Blu d’Italia erano più avanti di altri. I Roadrunners Gang erano i pionieri di un intero movimento e assieme ad altri Gruppi organizzati fondarono le GBI nel 1984 anno di catalizzazione non solo del Club, ma di molti altri, insieme con i quali, si dette vita alle “Giacche Blu d'Italia” e solo un anno dopo all’MC italiano, entrambi in netta antitesi alla Federazione Motociclistica Italiana. La FMI, strutturalmente simile all’AMA (American Motorcycle Association) filosoficamente era quella che aveva pubblicamente sostenuto dopo i fatti di Hollister (CA) e dell’AMA Gipsy Tour del 1947 , che solo l’1% dei motociclisti vedeva il motociclismo in modo non convenzionale e ne prendeva pubblicamente le distanze... ma questa è un’altra storia. Un'avanguardia travolgente dicevamo, un impeto rivoluzionario di nuove idee, genuine, fermenti riformatori, insomma, una visione “alternativa” che anche il mondo dell’MC italiano ha cercato in tutti i modi di inglobare o annientare, riuscendoci alla fine, purtroppo. Sopravvive ancora qualche gruppo qua e là ma di fatto le GBI da anni non esistono più organizzativamente. Il costo di questa sopraffazione in alcuni casi coercitiva e alle volte violenta, ha lasciato lungo il percorso alcuni dei migliori e più creativi cervelli non solo delle GBI ma dello stesso MC di cui ho fatto parte (dalla fondazione alla metà degli Anni 80) pur trovandomi spesso discorde sulle scelte radicali preferendo la darviniana selezione naturale della specie. Chi aveva ragione e chi torto lo valuti il lettore, chi è riuscito a costruire nonostante tutto e tutti e chi ha solo sparso discordia, odio e zizzania facendo il gioco dell’avversario comune che avrebbe dovuto essere la società corrotta e arrivista di cui nessuno di noi si sentiva e si sente parte. Qualcuno, spaccando e disgregando ha fatto il gioco di chi diceva di combattere, i risultati e le scelte attuali lo dimostrano. Quelli che si sentivano più puri anzi, oggi sono i più proni davanti alla società che erano nati per combattere, il problema è che ai vertici non se ne rendono neppure conto e non si capisce se per ignoranza o coercizione! Per sopravvivere a certe situazioni assurde c’è chi ha dovuto tenersi un po’ in disparte dalle scene, frequentare l’estero anziché il proprio Paese, barricarsi in castelli, stavoli e luoghi irraggiungibili rinunciando a crescere pubblicamente e dare il buon esempio alla luce del sole e non potendo mettere il proprio genio a disposizione di un movimento di cui comunque era padre e fondatore. Loro, i Road Runners, sono fra quelli che hanno conservato la fratellanza iniziale e l’hanno allargata a gruppi stranieri che portano lo stesso nome, diversamente da chi vanta altri blasoni, non hanno mai tradito i loro principi ed è stato un grande piacere e un onore nel corso della 25a Biker Fest International del 2011 porgere anche a Maurizio Pandolfo “Mad Pandy” e ai suoi RRG, una targa di riconoscimento come “Biker Fondatore del Movimento in Italia”, un riconoscimento dato solo a una dozzina di persone in Italia. Nessuno di loro appare sui blasonati libri fotografici realizzati sempre da emeriti sconosciuti con la pretesa di parlare del nostro mondo. Ora andiamo a raccontarne un po’ di storia rammentando che tutto il movimento Biker italiano, deve riconoscenza a questa realtà che da 30anni segna un percorso di serietà e positività a livello Biker nazionale e internazionale, senza mai ostentarlo o farne vanto: un modello da cui prendere esempio. Buon Compleanno e lunga vita ai Road Runner’s Gang, un esempio da seguire.
MEMORIE
Siamo agli inizi, i ribollenti anni Ottanta. Dopo gli anni di piombo, i '70, ecco che la decade successiva si veste di paillette e lustrini, voglia di musica (esplode la Disco dance) glam rock, pettinature cotonate, voglia di vivere intensamente le proprie emozioni. I RR's nascono nei primissimi Anni 80, spinti da quell'ansia incontenibile di vita alternativa, di insofferenza verso ogni forma d'irreggimentazione. Era quello il periodo magico dei fermenti, delle nuove idee, il rifiuto netto e totale di una situazione stantia e senza alcuno sbocco. Fu proprio in questo periodo che, con Mario Amantini, primo Presidente dei RR's (io ne ero il segretario) demmo i primi segni d'insofferenza, i primi gravi sintomi di quella malattia che s'era ormai impadronita di noi e che si chiama ribellione. Partiva così, la nostra Storia, quella che ci ha portati, oggi, al compimento dei trent'anni di esistenza. Da questo momento in avanti, è solo un ribollir d'idee, invenzioni, frizzi e lazzi, feste, raduni e km a bizzeffe. Battezzando il Club con la “ragione sociale” di RR's, il mio intendimento è quello di mangiatori di strada, una abbuffata di km in giro dovunque ci porti la nostra passione amorosa. La mia formazione mentale, sociale, culturale, deriva da quei mitici anni ribollenti d’idee rivoluzionarie: in quel crogiolo di ideali, in quel magmatico fluire, si è condensata una personalità (a volte eccessiva, lo ammetto!) ma profondamente artistica e sensibile. Il nostro percorso di vita è costellato da “stati d'avanzamento”, di lenta ma graduale e costante, volitiva evoluzione, nell'intento di maturare pur nel solco della tradizione la nostra specifica identità. È una ricerca spirituale, principalmente, ma anche estetica. Si spiega così il cambiamento della nostra “ragione sociale” che, dall'iniziale e semplice The Roadrunner's, dei primi anni, è diventato poi, Roadrunner's Gang e infine, Roadrunner's Motorcycle Gang. Nel nostro News 1/1989, detti notizia di questa modifica, giustificandola con “il volersi assolutamente distaccare dalla generalità delle denominazioni dei gruppi.” Nel corso del 2010, per evidenziare ancor di più la nostra attitudine di motociclisti, fu aggiunta alla denominazione, appunto, la parola Motorcycle, divenendo così Motorcycle Gang. Credo proprio che questo appellativo ce lo meritiamo, essendo la nostra ragione di vita, l'andare in moto. Ecco così, che la nostra identità è perfettamente delineata, definita fin nei suoi minimi particolari. È certo che migliorare il perfetto, è impresa assai ardua...