«Avete mai provato a rompere una noce con un martello?
Il guscio si spacca, e aprendosi mostra integro il frutto (che in questo caso, tra l’altro, somiglia molto alla forma al cervello). In sostanza, l’energia del colpo è assorbita dal guscio, che per questo si rompe. Ovviamente, se date una martellata direttamente al frutto, lo spiaccicate; come pure, se la martellata
è troppo forte non solo il guscio si rompe, ma anche il frutto si rovina.
Ma fino a una certa energia, il guscio si spacca assorbendo energia,
e il frutto resta integro».
È un esempio ideato dal prof. Franco Taggi dell’istituto Superiore di Sanità per spiegare la funzione protettiva del casco. Lo porto come esempio agli studenti durante gli incontri sulla sicurezza stradale, perché rende bene l’idea di quello che succede alla testa in caso di impatto.
La testa è una delle zone più soggette a infortuni gravi e mortali.
La lesione alla testa più frequente è il trauma cranico, ma anche gli altri tipi di lesione sono per la maggior parte gravi.
In caso di incidente stradale, il casco la protegge assorbendo l’energia che altrimenti le si “scaricherebbe” contro provocando lesioni talvolta incompatibili con la vita.
Il casco è in grado di ridurre del 69% il rischio di lesioni alla testa e del 42% il rischio di morte (dati MAIDS). Non sempre però protegge la testa completamente: il 24% dei motociclisti coinvolti in un incidente riporta ugualmente gravi lesioni.
Indossare un casco integrale piuttosto che un casco jet può fare la differenza.
Incide soprattutto l’intensità della forza d’urto: pensate che urtare contro un ostacolo fisso alla velocità di 50 km l’ora è come cadere a peso morto da 10 metri di altezza (3° piano di un palazzo); a 80 km l’ora, invece, le conseguenze sono quelle di una caduta da 25 metri di altezza (8° piano).
Anche nei casi in cui non c’è frattura del cranio, l’improvvisa accelerazione cui la testa è sottoposta durante l’impatto può provocare lesioni cerebrali dovute al movimento del cervello al suo interno. Ad esempio, quando la testa subisce un urto posteriore, il cervello, si comprime in prossimità del punto di impatto e si stira sul lato opposto della testa. Poi rimbalza nella direzione opposta, si allunga in prossimità del punto di impatto e si comprime sul lato opposto. Il cervello si può muovere all’interno del cranio grazie al liquido cerebrospinale che, fungendo da cuscinetto idraulico, lo protegge da urti contro la struttura ossea che lo contiene. Durante l’impatto la capacità di assorbimento di energia del casco non sempre è sufficiente quindi il cervello mantiene il movimento - per inerzia - fino a urtare contro l'interno del cranio. Da questi urti e da altri movimenti del cervello, possono nascere lacerazioni del tessuto cerebrale con sanguinamento. L’emorragia e la conseguente infiammazione provoca un gonfiore del cervello quindi un aumento della pressione intracranica e danni più gravi alle aree vitali.
Prima di acquistare un casco, riflettiamo sulla sua funzione e scegliamo un casco integrale di qualità, per proteggere anche il volto e il sorriso. Resistiamo all’idea di risparmiare sul suo acquisto: se ha un prezzo elevato è perché è un concentrato di tecnologia. La nostra testa e la vita valgono molto di più del costo di questo fondamentale strumento di protezione. E se il casco ha una superficie maggiore possiamo sbizzarrirci a realizzare un’aerografia ancora più personalizzata.