Le patenti cambiano, ma chi scrive non è d’accordo. La sicurezza stradale dei così detti conducenti più vulnerabili, l’Europa la cerca facendo diventare più difficile l’accesso alle categorie superiori della patente “A” richiedendo prove teoriche e pratiche specifiche. Ma mi pare sia possibile dissentire sul fatto che per guidare una moto a potenza “libera” si debba aspettare 24 anni. Quali statistiche e rapporti indicano che un ventenne o ventunenne sia più pericoloso ed esposto al rischio di incidenti stradali con il vecchio regime delle patenti piuttosto che con quello che è appena entrato in vigore? A 18 anni si è maggiorenni e capaci di agire, si possono prendere decisioni importanti, sposarsi, avviare attività imprenditoriali, meno che per la strada dove siamo ancora bambini. A 21 con il vecchio regime si poteva finalmente guidare una sportiva di grossa cilindrata adesso non più. Cui prodest? La sicurezza stradale non credo che ci guadagnerà. Solo lo Stato e le autoscuole guadagnano da una simile regolamentazione. Più esami, più tasse, più soldi per iscriversi ai corsi obbligatori che solo le autoscuole potranno gestire. E chi produce e chi vende le moto che fa? Canta!
O meglio, come al solito, non una voce di dissenso che sarebbe stata ampiamente giustificata dalla gravità della situazione attuale del mercato. Segno di debolezza e di vecchiaia, non solo del mercato degli acquirenti, ma anche di assenza d’idee e di azioni. Chi pensa di comprare una moto di grossa cilindrata se deve aspettare tutto il tempo che serve, fare una trafila di esami e spendere un sacco di soldi, rinuncerà e comprerà un’auto. Siamo sempre vittime del conflitto d’interessi!
Lo zio Tony a 14 anni guidava il motorino senza esami né patente. A 19 anni il primo V trasversale 500cc la Honda CX che aveva la bellezza di 50 cavalli, con la quale aveva girato anche a Imola, durante il rodaggio, rifinito a mano! Ma poteva essere anche una 750 o 1000. C’era libertà di scelte e non andava peggio di adesso sulle strade. Se si pensa al popolo come un oggetto da manipolare, allora tutte le leggi vanno bene. Ma il popolo non può sempre essere un comodo gregge accecato dal fatuo e dal superfluo. Qualcuno, tra i tanti, pensa ancora e si guarda intorno. E comincia a protestare, a far sentire la propria voce. Se siamo ridotti alle difficoltà economiche, alla disoccupazione se non proprio alla fame, guardiamo bene in faccia chi ha gestito la cosa pubblica in questi anni.
Cacciamoli via!
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